Più che indicare un solo libro, il termine Bibbia designa un insieme di libri, come significa la parola greca biblìa (“i libri”, dal singolare biblìon, “libro”).
 La Bibbia, perciò, è una piccola biblioteca che offre al suo lettore 73 libri, nei quali è narrata  la storia della nostra salvezza. La sua importanza è dovuta al fatto che essa racchiude la Parola di Dio, alla quale il credente ispira la fede e la vita.

 

Due sono le grandi parti che compongono la Bibbia.
 La prima è chiamata Antico testamento (o Prima alleanza), la seconda è chiamata Nuovo testamento (o Seconda alleanza). Il termine “testamento” ha il significato di “patto” o “alleanza” e si riferisce alla particolare relazione che,  nella Bibbia, intercorre tra Dio e l’uomo, tra Dio e il popolo di Israele e che verrà portata a compimento nella persona di Gesù.

 

La Bibbia è giunta a noi lungo un arco di tempo di molti secoli. Prima di essere stata fissata nello scritto, essa veniva tramandata a viva voce.
 I suoi testi più antichi (come i racconti dei patriarchi, l’epopea dell’esodo dall’Egitto) hanno trovato il loro contesto originario nell’ambiente familiare e tribale, nell’ambiente di corte e del culto.

 

Sebbene scritta da uomini e in  un linguaggio umano (che va interpretato), la Bibbia è un libro ispirato da Dio, che ne è il  vero autore. Per questo nelle sue pagine è racchiusa la verità che guida l’uomo alla salvezza, senza errore.

 

I libri della Bibbia sono stati scritti in ebraico, greco e in piccolissima parte in aramaico (lingua simile all’ebraico).
 Verso il III/II secolo a.C., quando gli ebrei si sono inseriti nel mondo greco, è stata fatta ad Alessandria di Egitto  la traduzione della Bibbia ebraica nella lingua greca, conosciuta come la “Settanta” (dal numero convenzionale dei traduttori). Quando il cristianesimo si sviluppò nel mondo latino, venne fatta anche la traduzione della Bibbia in lingua latina, conosciuta come “Volgata” (cioè “diffusa tra il popolo”).